La Gen Z, termine con cui si indicano in genere i nati tra il 1997 e il 2012, è una generazione di nativi digitali molto legata all’uso delle app e al mondo social, molto propensa all’innovazione digitale e rapida nell’adottare nuove applicazioni e tecnologie. Anche per questo chiamati Digitarians, o Centennials, sono tra i maggiori utenti di app e social network come TikTok o Snapchat.

E’ allora possibile individuare un peculiare problema di cybersecurity per la Gen Z, legato al fatto che questi utenti fanno grande uso di app gratuite che vengono liberamente scaricate, cosa che vale moltissimo per il mondo Android ma anche nel mondo iOS. Non rendendosi conto che scaricare una app, o una piattaforma che consente di accedere senza costi a contenuti di intrattenimento, rappresenta un forte driver per chi sviluppa e mette a disposizione applicazioni non sicure, che sono ‘bucate’ sotto il profilo della sicurezza.

Netech cybersecurity Gen Z dispositivi mobili

Queste app che offrono libero accesso a giochi e contenuti potrebbero infatti nascondere un Trojan o un Keylogger, qualcosa insomma che ruba le informazioni dell’utente o rende il suo dispositivo vulnerabile. Vengono così carpite informazioni personali, facendo leva sull’anello più debole della sicurezza informatica che è rappresentato dall’errore umano, fattore alla base della gran maggioranza delle violazioni dei dati. Ciò può avvenire nel caso di molti giochi online, o come è stato per l’app di invecchiamento dei volti, che non molto tempo fa era diventata molto in voga. Fino a quando si scoprì che le fotografie caricate dagli utenti pre-invecchiamento venivano poi inviate a un server russo. Ragion per cui l’app venne bloccata per chiari motivi di violazione della privacy e della sicurezza dei dati degli utenti.

Il tema della cybersecurity per la Gen Z è quindi molto forte e importante non tanto nella fruizione di internet da postazioni fisse, quanto legata ai dispositivi mobili. Le rilevazioni disponibili sui dati di accesso mostrano infatti che la Gen Z effettua l’accesso a siti web e app di terze parti sempre e solo dallo smartphone, e pochissimo da PC, specie se a scopo ricreativo. L’ingresso di giovani lavoratori appartenenti alla Gen Z nelle aziende comporta inoltre un incremento del rischio di cybersecurity all’interno delle PMI e delle organizzazioni in generale. Ciò in virtù del fatto che i giovani della Gen Z confondono spesso l’ambito lavorativo e quello privato, accedendo ad app e servizi vietati sul posto di lavoro utilizzando dispositivi aziendali, ignorando le policy di base di sicurezza informatica.

Molte e ogni giorno nuove sono quindi le minacce cyber cui i giovani della Gen Z si espongono nell’utilizzo di app e piattaforme di accesso a contenuti dai loro dispositivi mobili, dal classico phishing al malvertising, forma di pubblicità malevola che consiste nell’invio di false email e messaggi che imitano fonti reali e brand noti, ma che nascondono truffe online. Così come molto diffuse sono le truffe di ingegneria sociale e deep fake sul posto di lavoro, con criminali informatici che abilmente impersonano colleghi o superiori.

Considerata allora la diversa attitudine verso le tecnologie digitali, occorre pensare a strategie di sensibilizzazione sulla cybersecurity che siano mirate al target di utenti cui ci si rivolge. La sensibilizzazione alla sicurezza informatica per la Gen Z dovrebbe nella fattispecie impiegare forme più coinvolgenti, che avranno maggiore appeal su una forza lavoro giovane. Quanto ai contenuti, la cybersecurity per la Gen Z deve porre un forte accento su tutte le precauzioni che si devono avere nell’utilizzo dello smartphone, e sulle precauzioni che bisogna avere nel connettersi a sistemi wifi pubblici e nello scaricare applicazioni che non si conoscono bene e di dubbia provenienza.